22 Gen Emilia Perez di Jacques Audiard
Jacques Audiard, regista talentuoso e pluripremiato, originale e dissacrante, in quest’ultimo film tratta il tema della transizione di genere in un contesto criminale. Dove orrore, grottesco, sensibilità e paganesimo si mescolano, dando vita ad uno spettacolo che è contemporaneamente musical e dramma sociale. Credo che Audiard usi il musical come genere urlato, per essere certo che il messaggio contenuto nel film, quello del riscatto sociale, arrivi dritto alle orecchie degli spettatori. Che si trovano immersi fino al collo nell’ambiente del narcotraffico messicano. Sordido e spietato. Che miete vittime. Smembra corpi. Allunga a dismisura la lista dei desaparecidos, condannando le loro famiglie a non avere un luogo in cui piangerli. In questo scenario dell’orrore, dove la corruzione e il malaffare regnano sovrani a tutti i livelli, uno dei più temuti ed efferati narcotrafficanti decide di cambiare sesso. Dal suo racconto, crudo e accorato, si evince che per lui significa soprattutto cambiare vita. Dispiegare quelle attitudini femminili di accudimento, che troppo a lungo ha dovuto reprimere, perché in un ambiente machista, per essere credibile, devi essere spietato. Il chirurgo che lo opera, volendo saggiare la sua determinazione, gli ricorda provocatoriamente che con la transizione non risolverà tutti i problemi. Semplicemente se ne creerà di nuovi. Se è vissuto da lupo, è illusorio pensare che si trasformi in agnello. Semmai in lupa. Questa profezia si auto avvera nel momento in cui si accorge di non poter rinunciare ai figli, che ama più della sua stessa vita. Né ha messo in conto quanto possa essere sconvolgente scoprire che un figlio abbia impresso nelle narici l’odore della sua pelle. Nonostante si dedichi anima e corpo a far del bene, aiutando le famiglie dei desaparecidos che lui stesso ha contribuito a creare, lo farà, ahimè, coi soldi sporchi. E così nel tempo assumerà le sembianze di una Gran Madre. Con le unghie laccate di rosso e il volto imbrattato di sangue. Una sorta di divinità pagana, orrifica e compassionevole nel contempo. Perché in certi contesti il passato non ti abbandona mai … Restano poi aperte un paio di questioni. È proprio vero che essere accudenti sia appannaggio del solo universo femminile? O che basti cambiare sesso per diventarlo? Non solo. Per preservare dei passaggi difficili come la transizione di genere, occorre amarsi di un amore maturo. E qui il protagonista, nonostante lo desideri ardentemente, non riesce a crearne le premesse. Non saprei dire se questo film mi sia piaciuto davvero. Certamente fa riflettere.