Eterno visionario di Michele Placido

Esattamente in questi giorni, novant’anni fa, Pirandello si reca in treno a Stoccolma per ricevere il Nobel per la Letteratura. Durante il lungo viaggio in un sontuoso vagone letto, lo scrittore e drammaturgo ripercorre la propria vita, in un dormiveglia inquieto e popolato di fantasmi. Da cui emerge un’unica certezza, che vorrà condividere pubblicamente davanti ai reali di Svezia nel discorso di ringraziamento, scarno e incisivo. “Vorrei essere premiato per la sincerità contenuta nelle mie opere, non per la tecnica, che è ben poca cosa”. Alla sua arte infatti si è aggrappato per sfuggire da una situazione familiare molto faticosa, cui tuttavia si sente debitore, perché è la sua principale fonte ispiratrice. I suoi personaggi in cerca d’autore raccontano storie a lui dolorosamente note, spesso troppo crude e dirompenti per essere comprese dal pubblico dell’epoca. In realtà non ha fatto grandi sforzi di fantasia per immaginarle, per il semplice motivo che le ha vissute in prima persona.
Eterno visionario è un film che arriva dritto al cuore, perché sgretola l’immagine di un Pirandello inavvicinabile e austero, nascosto dietro l’immancabile pizzetto bianco, restituendone l’umanità. Di uomo tormentato e pieno di contraddizioni, che cerca di arrabattarsi per sopravvivere. Incompreso perché visionario. Cui la vita ha dato tanto quanto ha preteso in cambio. Vedi il rapporto faticoso con i figli, che non ha saputo proteggere fino in fondo dalla pazzia esplosiva della moglie – d’altronde sarebbe stato possibile? Figli che lo rimproverano per la sua latitanza e per la devozione gratuita che ha preteso in cambio della fama. L’amore incondizionato per l’attrice e musa ispiratrice, Marta Abba, che l’immagine impietosa di un vecchio grinzoso dai capelli tinti, riflessa dallo specchio, ha reso impossibile. Per vergogna e pudore. L’arte come pegno da pagare per essere nato, per di più in una famiglia di proprietari di solfatare, che sfruttavano il lavoro minorile per arricchirsi.
Pirandello si congeda con un messaggio per tutti noi: la vita non va mai rinnegata. Quale che sia.



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